Messaggio a diffusione universale

13.10.1992

Cari figli, ancora sembra non bastare lo spettacolo drammatico cui assistiamo quasi inconsapevoli mentre c’è chi decide giorno dopo giorno il destino dell’umanità.

Non si è ancora sazi di rovine, il mondo versa nell’ultima condizione prima della chiusura di questa era, i paesi sono in guerra tra loro, le calamità naturali si alternano di regione in regione, l’economia divora il frutto sano del sudore della fronte, il futuro dei giovani è sbarrato dalla protervia di chi ha deciso di divorare anche l’ultima scintilla di speranza che possa incoraggiare il prosieguo di un cammino pur tanto faticoso. E ancora la vostra sofferenza è amministrata dal diavolo, perché produca ancora sofferenza pronta ad alimentare le arringhe del potere, ancora non si vuole cedere di fronte al fallimento più clamoroso di un sistema fondato sul male. E c’è chi richiama il popolo a conservare la fiducia nello Stato, nelle istituzioni, come se queste non fossero rappresentate da uomini, come se l’effetto pratico del benessere sociale scaturisse da un puro fatto teorico. Ancora provocazioni, provocazioni e violenze contro la comprensione dei più indifesi che altro non conoscono se non le privazioni cui sono sottoposti ad opera dei ladri legittimi del crimine.

E che cos’è lo Stato, che cosa sono le istituzioni se non apparati ove qualcuno è delegato a decidere quanto devono mangiare i vostri figli, quando possono essere curati, quando devono interrompere gli studi per mancanza di alimenti, quanto deve durare la fatica di un padre perché il lavoro di una vita intera possa essere dignitosamente riconosciuto. Che cos’è lo Stato se non la bilancia più corrotta ove vengono falsate le misure della condizione umana. A quale fiducia ci si richiama, verso chi, verso quali altre millantate promesse, quali sono gli esempi attuali meritevoli di una rinnovata fiducia.
Non c’è nessuno che possa mostrarsi degno della buona fede degli onesti, nessuno che abbia mostrato il coraggio di reagire ed impedire quanto sta diventando un vero e proprio calendario di morte.

La vostra morte, figli miei, giacché vi si uccide anche nel cuore senza pietà alcuna, purché si conservi a tutti i costi un potere esaurito ormai da tempo. State camminando come Gesù, sulla via della croce, siete stanche ma ancora dovete sopportare sulle vostre piaghe i colpi spietati di chi dopo essersi alimentato della vostra vita ora si rigenera con la vostra morte. Ma allora figli miei ricordatevi l’insegnamento di colui che rappresentò sulla terra il massimo esempio della rivoluzione. Sì rivoluzione giacché è urgente ribaltare questa piattaforma di nefandezze unico nutrimento rimasto. Gesù mostrò tutto il suo coraggio, quando con le stesse sembianze di un uomo disse: “Io sono il figlio di Dio”. Gridatelo, imponetelo, difendetelo anche voi il vostro nome, avete l’autorità per farlo, di essere i figli di Dio, i diretti discendenti del Padre, coloro che possono e debbono riedificare le mura di un tempio distrutto. Basta col rimanere schiacciati sotto le macerie del potere, smuovete le pietre che vi hanno tirato e ripopolate con la vostra vita quanto ha ormai l’amaro sapore della morte.
Figli miei, agite, qui si tenta ancora di rappezzare gli stracci, non c’è più nulla che possa essere recuperato se non la vostra Fede che deve testimoniare ora più che mai la più ferma determinazione nell’impedire ogni assestamento. Non fidatevi, riprendetevi il vostro, toglietelo dalle mani di chi vi promette l’inesistente, la situazione può precipitare da un momento all’altro e qualcuno potrebbe dirvi, ci dispiace non possiamo darvi quanto avete guadagnato, non possiamo farvi disporre di quanto avete risparmiato, e allora, in quel momento che farete? Sarete provocati nel lato peggiore della esasperazione umana e non vi fermerete più dopo essere precipitati nell’abisso della violenza. No, figli miei, dovete precorrere i tempi per evitare il disprezzo della vita che è dono di Dio, dovete usare subito i poteri che vi sono conferiti fin dalla nascita, e contrastare ogni decisione che chiami in causa i vostri sacrifici.

Che si sacrifichino i potenti, che rinuncino alle scorte, agli autisti, ai viaggi, alle rappresentanze, che diano prova di navigare sullo stesso vascello di chi soffre, anziché limitarsi a guardare i naufraghi col cannocchiale della indifferenza. Uno solo dei loro stipendi è la fatica dura di un intero anno di un lavoratore, è ora di cambiare, è ora di ricambiare, è ora di far sentire gli uomini uguali tra di loro, e non solo davanti a Dio, ma anche e soprattutto davanti al popolo. Ora vi faranno credere che tutto si aggiusterà, si aggrapperanno alla buona volontà di un paese civile, provato e desideroso di pace, e continueranno ad essere i parassiti della vostra esistenza.
Non permettete questo, non fidatevi, ci sono già accordi sporchi per i quali vi troverete indifesi, soli, sprovveduti, senza pane e senza tetto, ribellatevi ora che siete ancora in tempo, perché solo ribellandovi potrete dire di difendere la democrazia, altrimenti figli miei, sopporterete solo il protrarsi di una dittatura che uccide lentamente col veleno della corruzione, divorando gli ideali perché il futuro appaia sempre più nero.
E allora schiarite con il vostro coraggio questo cielo denso di nubi che minacciano il più terribile degli uragani, inneggiate al sole propizio per la battaglia degli umili che devono riscattare la dignità dei poveri, dalla miseria dei potenti.

Vi benedico.

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