Messaggio a diffusione universale
22.4.1993 (-7)
Cari figli, ancora una volta siete stati ingannati, ancora una volta la vostra buona fede è stata utilizzata per alimentare l'imbroglio di un cambiamento che vedrà riproporsi i vecchi schemi di una Repubblica mascherata di novità. Ma dietro questa maschera ritroverete ben presto le ambizioni di potere da parte di coloro che non intendono modificare nulla di quanto ha determinato per cinquanta anni un non meritato profitto, frutto di ruberie e di sofisticati organismi criminali.
Vi si è fatto scegliere tra un no e un sì millantando nell'ambito del sì quell'auspicato volto nuovo per un paese cui non mancano le rughe profonde della sofferenza e della sopraffazione, ebbene voi, che non vi siete sottratti al fornire ancora una volta le vostre speranze per un'epoca rinnovata, avete posto sul piatto d'argento della vostra fiducia un sì che è già motivo di dissidio, di famelica lotta, di tendenziose interpretazioni tese piuttosto alla confusione che a quella chiarezza di cui tanto avete bisogno.
Ed ora figli cari che farete? Come reagirete di fronte alla evidenza di un così grave inganno, operato ad arte in un momento drammatico che vede il crollo delle istituzioni e la vergogna degli apparati più autorevoli? Dove sconfinerà nei vostri cuori tanta provocazione quando vi troverete a dovere far fronte a nuovi e gravosi sacrifici per i quali sarete costretti a sopperire voi stessi a tutto ciò che sarà disatteso da quanti si erano impegnati ad affrontare concretamente le vostre problematiche?
Figli miei, voi ne rimarrete profondamente feriti e la rabbia esploderà nel vostro personale pentimento per esservi lasciati abbindolare da chi ha perseguito l'unico interesse del proprio benessere, del proprio potere, della propria omertà. Ma pensate anche a quelle schiere immense di brava e povera gente che si troveranno a doversi indebitare per un pezzo di pane, gente cui la fatica delle braccia e il sano sudore della fronte non sono venuti mai meno, gente che reclamerà a gran voce e quando constaterà la sordità di chi non intende ascoltare, manifesterà nella violenza il proprio dolore.
Ed eccoci giunti così alle porte di quel terribile terremoto cui pochi sopravviveranno sotto il peso della macerie, e quanti saranno ad assistere a tanto male causato da una assurda logica conservatrice non certo di valori ormai profanati ma conservatrice di prepotenze e violenze psicologiche, costoro dovranno battersi il petto per non aver contribuito al sostegno dei più deboli avendo scelto schieramenti di parte capaci di infangare ogni credibilità.
Riflettere cari figli, riflettete sulla sofisticazione di Satana per la quale da molti pulpiti autorevoli si è parlato e si parla di Carità cristiana non più riferendosi a coloro che subiscono bensì ci si rivolge a chi dopo avere operato tanto male è considerato vittima, un perseguitato nel momento in cui si trova a dover rispondere alla giustizia, sì, si invoca la Carità verso costui il cui nome deve rimanere intoccabile.
Ma la stessa Carità non la si invocò per il Figlio di Dio fatto uomo quale emanazione del più grande atto di Carità espresso dal Signore a tutta l'umanità, no, Gesù, esempio di amore, di bene, di virtù, dovette essere processato e condannato.
Gesù non reclamò nessuna immunità, Gesù affidò se stesso e il proprio destino alla suprema volontà del Padre, né pretese di estorcere al suo popolo, ai suoi discepoli, al suo Parlamento un giudizio che accettò di rimettere al Giudice supremo.
E allora figli miei, non c'è da chiedersi perché mai un uomo di Dio, un assiduo frequentatore della Chiesa e a suo dire, sostegno attivo per le necessità dell'apparato ecclesiastico, perché mai quest'uomo non affida il proprio destino nelle mani del Signore perché illumini l'operato di coloro che sono preposti a giudicare e non pretenda invece di paralizzare una istituzione sottraendosi ad un esame più che doveroso?
Perché il suo confessore e guida spirituale non esercita sulla coscienza di costui quel giusto intervento teso ad un comportamento di trasparenza e di docilità anche nella stessa sofferenza.
Ecco vedete, figli miei, che il vostro vi è stato veramente derubato poiché se ancora si tenta di sottrarre una personalità a quell'indispensabile chiarimento inevitabile in conseguenza delle gravi ombre gettate sul comportamento di quest'uomo, se ancora si utilizzano poteri che dopo il vostro sì dovevano essere aboliti e riformati secondo un adeguamento leale alle esigenze morali da voi espresse, allora figli miei siete autorizzati a scendere in piazza e a reclamare a gran voce quanto ancora una volta è stato carpito alla vostra disponibilità.
Lo avete visto, il vostro sì aveva determinato un immediato recupero della lira, ma subito dopo, all'insorgere dei primi conflitti circa l'uso che si sarebbe dovuto fare del parere da voi espresso, ecco di nuovo l'incertezza monetaria, la paura, i profittatori, e tutto nuovamente concorre alla creazione di quel disastro economico già da tempo annunciato.
E allora figli miei coraggio, la battaglia non è finita, ma tutto ancora deve cominciare e poiché il nostro dialogo è espressione di Fede è bene che i presupposti di una vittoria tanto attesa che restituisca all'umanità la dignità dell'essere uomini e la speranza nel recupero dei veri valori, è bene che tali presupposti si pretendano da coloro che rivestono nel mondo dei credenti le responsabilità di un giusto esempio di vita.
E' perciò necessario che i religiosi tutti a partire dal curato di campagna fino a raggiungere le papaline rosse, è necessario che riconducano la parola di Dio nei termini delle verità e della giustizia, per ridisegnare il tracciato che ciascuno di voi dovrà ripercorrere quale imitazione di quel Gesù tornato tra di voi col nuovo nome di Giusto così come fu annunciato quale precursore dell'era dei giusti secondo la promessa del Padre Celeste.
Vi benedico.
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